mercoledì 11 novembre 2009

BOMBOLO – CINE COMICO (prima parte)

A furor di popolo, potrei dire, interrompo il “mostra e parla” del “Vittorioso” (ma lo riprenderò subito dopo) per passare allo Sportello 3 della mia fumettoteca, ovvero il sancta sanctorum dove tengo le cose più preziose. Non in senso monetario, naturalmente: preziose per me, ovvero così care al mio cuore, come avrebbe detto Walt Disney. E in questo sportello delle meraviglie, c’è il “Bombolo – Cine Comico” di cui, ma chi l’avrebbe mai detto! Si sta parlando tanto in rete, grazie soprattutto al grande blog Cartoonist globale di Luca Boschi.

Dunque, per cominciare, come ho fatto col Vittorioso, una artigianale scheda bibliografica, tratta dal mio piccolo catalogo personale:

BOMBOLO : A. 1, n. 1 (21 giu. 1934) - a. 2 (ma 3), n. 102 (25 mag. 1935, ma 1936) - Milano: Società Anonima Editrice Vecchi (S.A.E.V.) - 102 n. [1934-1936] - fumetti b/n, col.; 41x29 cm. - Settimanale. - Il formato dall’a. 2, n. n. 63 (29 ago. 1935): 28x20 cm.; dall’a. 2, n. 71 (22 ott. 1935): 27x19 cm.; dall’a. 2 (ma 3), n. 85 (27 gen. 1936): 30x21 cm. Il titolo cambia dall’a. 2, n. 41 (28 mar. 1935) in: CINE COMICO. Note: sul n. 102 è erroneamente indicato come anno il 1935 (II) anziché il 1936 (III).

Queste sono le prime pagine del n. 1 e del n. 102, testa e coda della rarissima serie:




Ho lasciato più o meno così come sono i colori della carta e degli inchiostri di questi primi esempi, per dare un’idea della realtà “fisica” del giornalino. Per quelli che seguiranno, ho applicato un filtro di contrasto, in modo da rendere le immagini più leggibili.
Ecco la pagina 8 e un particolare del paginone centrale del n. 1 (ovvero le pagine 4/5):





I dati sulle serie, sugli autori e la loro provenienza, li posterò domani.


Ci sarebbero da dire tante cose, come introduzione alla testata… In estrema sintesi, “Bombolo”, edito dalla SAEV di Lotario Vecchi (leggetevi, su questo stesso blog, la Storia del Giornalinismo italiano di Ezio Ferraro) è un giornalino creato per occupare il settore di mercato dei settimanali umoristici, dopo il travolgente successo di “Jumbo” (dicembre 1932), che è il primo periodico italiano a fumetti che si possa considerare “moderno”. Vedremo in seguito perché e percome. Al capostipite Jumbo, Vecchi affianca, oltre che “Bombolo”, “Tigre Tino” e “Primarosa”; in seguito “L’audace”. Ma “Bombolo” è assai tirato via: all’inizio pubblica solo materiale inglese di risulta, stampando su carta riciclata dalla “Gazzetta dello sport” (così pare), in un triste bianco e nero e con inchiostri pessimi. Solo oggi, ai nostri occhi malati di collezionisti, la pubblicazione appare fascinosa: all’epoca faceva quasi schifo (schiffìo?) e non ebbe – giustamente – alcun successo. Pensate che, il 14 ottobre del 1934, uscì il n. 1 de “L’avventuroso” di Nerbini, con Flash Gordon




6 commenti:

  1. Aggiungo alcuni dati riferiti alle immagini di "Bombolo-CineComico" di cui sopra :
    Alfio e il suo cane Merlo (Alfie the Air Tramp)diJohn L. Jukes.
    Bombolo e Stinchi (autore inglese non identificato).
    La coppia fu disegnata anche da Carlo Cossio per un altro periodico della S.A.E.V., "Jumbo" nel 1938.
    Laurel e Hardy la coppia più buffa del cinema (Laurel e Hardy) di George W. Wakefield.
    Nasone (Schnozzle Durante)di Tom Radford.
    Scimmiottature di Enver Bongrani.
    L'intero e completo elenco degli autori è nell'inserto che apparirà sull'annunciato numero 37 del Notiziario G.A.F.pronto per i primi giorni di Dicembre.
    Sergio

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  2. Allora, grazie a Leonardo e a Sergio!

    A parte questa cerimoniosità, che potrebbe anche accomunarci ad Alfonso, Gastone e Leon, il lavoro che state svolgendo è davvero importante. Almeno per quelli a cui interessa! Vedo che Bongrani si firma "Enver" con la "v" e non con il "w", che ho sempre pensato come un errore di trascrizione (ma poi chiss°. Si vedano le diatribe su "Raul" e "Raoul" Buzzelli o sul cognome dei Pagotto-Pagot, a Rascel che per un po' si faceva chiamare "Rascelli"...).
    La versione di Cossio è interessante (e la vedrò quindi sul supplemento al Notiziario).
    Ho pensat che esistesse un legame fra almeno un Cossio e Onofrio Bramante.
    Per un attimo ho anche pensato che uno dei disegnatori non idenrificati dell'"Ometto Pic" potesse essere il giovanissimo Bramante, influenzato da Cossio (Carlo).

    Di fatto, all'inizio degli anni Sessanta Bramante riprende Bombolo, modificandolo pesantemente. Stinchi diviene Stecco e i due sono coinvolti in un'avventura marinara. E' evidente che Bramante, grande copiatore (per così dire) aveva in mente questo precedente di Vecchi e che, cambiando qualcosa, stava rivisitando questo mondo. Con l'aiuto di non so quale sceneggiatore (Pier Carpi?).

    Sarebbe un'altra cosa da scoprire. So che la sigla dello studio Bramante, quando stava a Roma (primi anni Cinquanta) era un triangolo con le iniziali "C" e "B". Se Bramante era la "B", a chi corrispondeva la "C"?

    Potrebbe saperlo Franco Migliacci, il paroliere?

    Misteri.

    Ciao!


    Luca

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  3. Due parole su Bombolo della Dardo. Innanzitutto va precisato che i dieci numeri di Bomobolo (da settembre 1961 a giugno 1962) sono un'esigenza editoriale per coprire un buco di produzione in attesa del lancio di Tipitì, dopo la chiusura di Tarzanetto. Ricordo che siamo nel periodo più critico dell'attribuzione del marchio MG (garanzia morale) alle testate e un "piccoletto" che fuma il sigaro non è certo il miglior biglietto da visita. Meglio certamente la traduzione di serie d'Oltralpe che godono di miglior credibilità...
    Così, nell'attesa, viene edito Bombolo. Oltre per quanto già detto anche per non interrompere i benefici pratici della registrazione al Tribunale della testata, e per quelli più meramente economici ricavati dalla promozione delle figurine del Lontano West.
    Con Bombolo Casarotti può anche verificare gli aspetti tecnici, con il passaggio dal dorso quadro al punto metallico, per la nuova legatoria in seno alla tipografia Intergrafica (sempre di sua proprietà), il cui vero vantaggio sarà un abbassamento dei costi e quindi del prezzo di copertina. Detto questo non va dimenticato che il vulcanico editore è stato negli anni Trenta stretto collaboratore di Lotario Vecchi, editore del settimanale Bombolo.
    Probabilmente in una chicchierata con Franco Baglioni è nato il nome della testata in ricordo dei tempi passati. Hanno chiesto a Bramante - perché avevano bisogno di uno veloce... - che già lavora per la Casa editrice (Dixy Scott) e gli hanno commissionato il lavoro.
    I testi nascono da un brief dello stesso Baglioni e poi ci ha pensato Bramante che aveva già dato ottima prova con l'adattamento della striscia del Piccolo Sergente. Assolutamente no Pier Carpi, che nel 1961 era in tutt'altre faccende affaccendato...

    Gianni Bono

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  4. Ciao, Gianni!
    Grazie per il tuo contributo. E' affascinante individuare i fili che legano le antiche iniziative della SAEV di Lotario Vecchi col Fumetto italiano del Dopoguerra... Più avanti vedremo cosa succederà anche nel campo del fumetto "naturalistico/avventuroso", specialmente per merito di Gianluigi Bonelli.
    Spero di avere anche in futuro i tuoi preziosi interventi, che ci permettono di dare uno sguardo dall'interno al mondo del Fumetto italiano. Ricordo a chi ci legge, ma non ce ne sarebbe certo bisogno, il tuo lunghissimo impegno (quanto lungo, Gianni? Quarant'anni?) nel campo della ricerca storica, con le tue innumerevoli pubblicazioni fra cui spicca la monumentale Guida al Fumetto Italiano.
    Sarebbe bellissimo se si sviluppasse, in questo blog, una discussione sugli aspetti meno noti della storia dei comics in Italia! Per esempio, raccontare con cognizione di causa la storia appassionante dello smembramento de "L'Audace", quando Vecchi lasciò il giornale ai suoi ex redattori...
    A presto

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  5. Ciao a tutti!

    Aggiungo una nota al post interessante di Gianni Bono.
    E rilancio con un'ipotesi: "C" come Catalano. Dovrei controllare se vi siano tracce di questa collaborazione su una sua intervista e biografia. Posso solo aggiungere che lo sceneggiatore misterioso che per anni ha collaborato con Bramante era già attivo negli anni Cinquanta quando Bramante dosegnava Lupettino. L'episodio "Mister Mistero" ha una certa potenza narrativa, è sicuramente debitore della storia di Scarpa sul Maccha Nera ipnotizzatore, alla quale da parte sua si rifà anche Chierchini per un episodio di Volpetto (senza Abelarda e senza l'apporto di Carpi).
    Questo "Mister Mistero" è scritto con un piglio vagamente noir che mi sembra di ritrovare anche in alcune storie di Topolino disegnate da Bramante quando collaborava con lo studio di Vezio Melefari nei primi anni Sessanta.


    A parte questo: la continuità del "Bombolo" Dardo con "Tipitì" è fisiologica. Bramante era già presente: si occupava in parte )(o del tutto?) del rimontaggio in formato pocket delle serie francofone e disegnava le copertine non pittoriche di "Tipitì" mimando stili altru, da Peyo a Jijé (con Jerry Spring). Poi, quando le srie acquistate all'estero sono finite e in contratto sfuma, per giungere all'esaurimento del materiale, Bramante "riempie" con una storia di sua creazione le pagine degli ultimi menabò rimaste in bianco.
    Nel frattempo, si pensa al lancio di una testata nuova nella speranza (un po' vana) di vendere più che con queste serie d'Oltralpe e in cui riclare vecchie storie già realizzate per la Dardo in precedenza, come sugli albi giganti di "Lucky Lucky" da Testoni e Perego.


    Ciao!


    Luca

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  6. Ci sono un sacco di refusi, pardon: è il computer con una tastiera nuova, dopo lo scoppio di quello vecchio, giorni fa.

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